Nel bene o nel male, il Capitano è sempre il Capitano.
1994 - Viaggio Nucleare
Schacht Asse II - Viaggio Nucleare
Seconda Tappa: Gole del Verdon - Diogione - 594 Km. previsti - 620 Km. effettivi
Tappa Prevista:
Tappa Effettiva:
Martedì 21 Giugno 1994 ore 7;00 - Gole del Verdon, Hotel Panoramique.
Avevamo già fatto colazione ed eravamo pronti per partire. Josè mi chiedeva se era possibile realizzare i telai per le valigie laterali come i miei. Avevamo entrambi le valigie della Givi identiche, ma le sue erano nere. Li aveva visti quando ero andato a trovarlo a Tarragona e gli piacevano molto. Gli spiegai che li avevo progettati io e che li avevo fatti realizzare da un artigiano saldatore di alluminio specialista, che tra costruzione e verniciatura erano costati molto. Ma avevo il progetto pronto, dovevo solo prendere le misure per adeguarli alla sua Honda. Gli promisi che glieli avrei fatti fare e glieli avrei spediti quando saremmo rientrati.
Decidemmo di fare una piccola variazione al percorso e di salire sul Parc Naturel Règional du Mont Ventoux, uno dei pochi posti belli da vedere lungo il percorso che ci spettava.
Alle 7;20 partimmo, adesso eravamo in quattro, tutti buoni piloti, ed ero contento che oltre a me e Paolo ci fossero i due amici spagnoli.
Per salire sul Mont Ventoux c'erano circa 160 km. di strada. Avevamo deciso di entrare in autostrada, almeno fino a lì. Josè stava davanti al gruppo, era già stato in quel posto anche se ci era arrivato da Ovest. Seguivo io, Paolo e Miguel, che si dimostrava un ragazzo a posto, d'altronde era amico di Josè.
Viaggiavamo tranquilli, si attraversavano i tipici paesi francesi, con le case a Ballon Frame di colori spesso assurdi. Le strade erano buone, il fondo curato, un po ero invidioso perché generalmente le strade francesi erano più ben curate delle nostre strade italiane. Pensare che furono i Romani a capire l'importanza delle strade e a insegnarlo a tutto il mondo conosciuto due millenni prima.
Io canticchiavo dentro al casco, lo facevo spesso prima che interfoni per ascoltare musica e indicazioni dei navigatori. Da buon italiano all'estero cantavo "Ok Italia", di Edoardo Bennato.
Quando cominciammo a salire l'unica strada che porta alla cima del monte, Jose mi fece cenno di passare, sapeva che mi piaceva correre e presi la guida del gruppo. Non esageravo, ma ogni tanto li vedevo scomparire dagli specchietti e rallentavo. Quando cominciai la salita capii immediatamente perché del nome di quel comprensorio montuoso. Soffiavano raffiche di vento molto forti anche se a valle non tirava un filo d'aria.
Dopo una serie di tornati arrivai sulla vetta, a circa 1910 metri sul livello del mare. Era davvero un posto bello, si vedeva un panorama mozzafiato sulla valle sottostante.
Ci fermammo per una decina di minuti, forse più.
Josè mi si avvicino, gli offrii un Pocket Coffee, ne portavo sempre una confezione con me quando ero in moto.
Mi disse: "Italiano Loco, ieri sera a cena Paolo mi ha accennato che finalmente ti sei innamorato, è vero?"
Mandai mentalmente un accidenti benevolo a Paolo e risposi: "Josè, Paolo è un ragazzo eccezionale, ma non capisce quando è il momento di farsi i cazzi suoi. Comunque si, a te non posso negarlo, ho incontrato una donna che frequentavo dieci anni fa, quando ero un ragazzino, ci eravamo innamorati come ci si innamora a 17 anni, ma poi lei è partita dal mio piccolo paese dove era in vacanza e non ci siamo visti per dieci anni. L'ho rivista per caso fuori da un cantiere che dirigo martedì scorso, e abbiamo capito che non avevamo mai smesso di pensare uno all'altra. Ci sono uscito a pranzo Domenica e ci uscirò appena rientro da questo viaggio.
Josè, ti ho raccontato questa cosa perché mi fido di te, ma è ancora presto per capire come devo comportarmi, non è solo bellissima, è speciale. Quindi quando Paolo mi prederà in giro, e lo farà, tu prendi le mie difese.
Lui mi disse semplicemente: "Lele, io sono solo contento per te. Sei un po matto con la moto, ma sei un ragazzo bravo e ti meriti finalmente di essere felice con lei, chiunque sia".
Battemmo il pugno in segno di intesa.
Josè era sposato, aveva una figlia ed era profondamente innamorato della moglie. Lavorava come Capo Magazziniere in una Azienda Agricola, non aveva avuto la possibilità di studiare ma era molto intelligente e era dotato di una umanità unica.
Ripartimmo, scendemmo dalla Montagna Ventosa e dopo una cinquantina di chilometri ci infilammo nell'Autostrada A7 in direzione Nord.
L'autostrada era a tre corsie per ogni senso di marcia, il traffico era regolare. Josè dirigeva il gruppo, camminavamo nella corsia centrale e circa 120-130 chilometri orari e facevamo sorpassi sulla terza corsia arrivando a circa 150 chilometri orari. Insomma viaggiavamo tranquilli, c'era il pericolo delle auto civetta della Polizia francese.
Come tutte le autostrade erano noiose, il paesaggio era collinare, niente di particolarmente bello. Ci fermammo verso le 10:40 per il rifornimento e per un caffe.
Nelle stazioni di servizio non c'era servizio alle pompe, ti fermavi, riempivi e passavi a pagare alla cassa.
Non c'era nemmeno il bar, il caffe - una schifosa brodaglia scura e che stava in un bicchiere di plastica grande - veniva elargito dalle macchinette.
Se volevi mangiare una pasta c'era il distributore automatico. Niente a che fare con le nostre stazioni di servizio dove si beve un caffe esppresso buonissimo e spesso si trovano bar con prelibatezze fresche e buonisime.
Purtroppo lo sapevo che avrei dovuto dimenticare il caffè espresso italiano per un po, cosi come sapevo che ovunque sarei andato avrei mangiato male. La cucina italiana esiste ed e buona solo in italia.
Paolo mi rompeva le palle chiedendomi: "Non la chiami? Hai detto a Jose e a Miguel che finalmente ti sei innamorato?".
Io lo mandavo a fanculo, gli dicevo che alle mie donne ci pensavo da solo e che lui pensasse hai cazzi suoi.
Josè e Miguel sorridevano. Sapevamo che a parte il Mont Ventoux sarebbe stata una tappa di trasferimento noiosa, dovevamo arrivare a Digion relativamente presto per raggiungere e conoscere i francesi che arrivavano da Parigi.
Alle 12:00 uscimmo dalla Autostrada all'uscita 11, a Saint-Christ per andare a pranzo. Avevamo percorso circa 390 chilometri.
Bourg en Bresse
Mont Ventoux
Avevamo un buon anticipo sulla tabella di viaggio e decidemmo di andare in un ristorante.
Digione
Digione
A causa delle presentazioni, sistemazioni in hotel , cena e cazzate varie arrivammo in camera alle 23;00.
Nella nostra eravamo in quattro, Paolo, Josè, Miguel e io. Lo avevamo espressamente chiesto durante la fase di iscrizione al viaggio.
Era una specie di Italia - Spagna contro Francia, due italiani e due spagnoli contro cinque francesi. E io e Josè conoscevamo due dei francesi e sapevamo che non erano esattamente persone corrette.
Era tardi ed ero indeciso se chiamare Cassandra, ma lo avevo promesso e avevo anche il timore che se non avessi chiamato mi avrebbe chiamato lei.
Mentre ci pensavo sentii il cellulare dentro il taschino della giacca, lo guardi ed era lei. Rifiutai la chiamata, non volevo che Kay spendesse un sacco di soldi per sentirmi.
Mi congedai dai tre amici di stanza dicendo: "Scusatemi, ma devo fare una telefonata personale".
Mentre uscivo dalla stanza sentivo Paolo che rideva e cominciava a raccontare i cazzi miei agli amici spagnoli.
Appena uscito nel corridoio mi sedetti su un tavolino e richiamai immediatamente il numero di Kay.
Al primo squillo udii la voce della bellissima Kay che con un po di apprensione mi disse: "Mi hai chiuso il telefono? Cosa è successo? Hai già trovato qualcuna per sostituirmi?"
Sembrava davvero preoccupata e lo temevo, avrei voluto chiamarla prima, ma onestamente non ne avevo avuto il tempo ne l'occasione.
Le risposi con tutta la dolcezza che avevo: "Kay, scusami, ma tra presentazioni con i piloti francesi, una breve visita a Digione e la cena abbiamo fatto tardi. E' vero, ho rifiutato la chiamata, ma solo per non farti spendere soldi nella bolletta telefonica, come puoi vedere ti ho richiamato subito, il tempo di uscire dalla camera, ho ancora la divisa addosso, ma almeno adesso posso stare al telefono con te fino a che vuoi tu, ti prego, non essere arrabbiata".
Avevo paura della sua risposta, l'avevo ritrovata e non volevo perderla per un ritardo inevitabile.
Fu lei, come al solito a rassicurarmi.
Mi disse: "Lele, non sono arrabbiata, ero solo un po preoccupata. Avevi detto che oggi il viaggio sarebbe stato meno impegnativo e non sentendoti mi è venuta un po di apprensione. So che sei molto bravo a pilotare quelle belve di moto, ma un pochino di apprensione rimane. Sai quanto tengo a te e sai quanto mi manchi. Scusami tu, cercherò di stare più tranquilla. Adesso sei con me, anche solo al telefono, e sono felice di sentire la tua voce"
Ero riuscito a tranquillizzarla.
Le spiegai: "Kay, purtroppo durante i viaggi, specialmente in moto, ci sono sempre piccoli imprevisti che possono cambiare i programmi, ma solitamente sono solo ritardi causati dal dilungarsi degli avvenimenti, non devi preoccuparti, anche tu mi manchi da morire, e starò molto attento per tornare sano e salvo da te. Adesso che sei più tranquilla, come stai? Hai passato una bella giornata?"
Lei mi rispose: "Beh! Visto che me lo chiedi ti dirò che sono stata benino, oggi pomeriggio ho preso mezza giornata libera e sono andata al mare, con mio figlio e con tre amiche. Ancora non c'è molta confusione qui a Torre Pedrera e comunque è sempre stata una spiaggia tranquilla, non come a Rimini o a Riccione. Se dieci anni fa fosti venuto a trovarmi la avresti vista. Mio figlio si è divertito sul bagnasciuga, sta imparando a nuotare e si diverte molto. e mi sono divertita anche io. Ho parlato di te alle mie amiche, gli ho raccontato di come mi sono innamorata di te dieci anni fa e di come mi sono innamorata di nuovo una settimana fa. Ti avranno fischiato le orecchie perché abbiamo parlato di te quasi tutto il pomeriggio. Loro sono sposate e stasera sono con il loro uomo, io stasera fino ad adesso che mi hai chiamata, mi sentivo un po sola e tu mi manchi tanto. Avvolte mi chiedo se anche io ti manco. Tu sei nel tuo ambiente naturale, fra le moto, sulle strade, in viaggio, con i tuoi amici e io sono contenta per questo, ma mi manchi tanto".
Credo che le mancassi davvero molto, mancava tanto anche a me, nonostante il viaggio.
Le dissi dolcemente: "Kay, è vero, sono nel mio ambiente naturale, sono con la moto, sono sulle strade e con gli amici, ma nella mia mente ci sei sempre tu. Oggi e stata una tappa piuttosto noiosa, a parte la salita su una montagna che ha un panorama bellissimo, per il resto abbiamo guidato quasi sempre in autostrada. E io ho guidato sempre pensando a te. Ho canticchiato tutt'oggi una canzone di Edoardo Bennato, OK Italia, perché quando sono fuori l'Italia è la mia patria, ma adesso l'Italia sei tu e sei sempre nel mio cuore. E devi stare tranquilla perché non facciamo le corse, andiamo relativamente piano, un po perché qui in Francia è pieno di Polizia che viaggia sulle auto civetta e specialmente sulle autostrade bisogna stare molto attenti perché se ti fermano a cinque chilometri sopra il limite di velocità ti fanno fermano e ti fanno delle multe assurde che fra l'altro devi pagare subito e in contanti. Inoltre andiamo piano perché se solo uno di noi cade o ha un incidente, rovina il viaggio a tutti gli altri.
Non essere mai triste, fra una settimana sono di nuovo a casa e staremo insieme per tutto il tempo che vorrai".