Off Road o Fuori di Testa? - Capitan Kappa

Capitan Kappa
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Progetto: Emanuele Mazzocchetti
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Nel bene o nel male, il Capitano è sempre il Capitano.
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Off Road o Off Minds?
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Il mattino seguente ero bardato completamente da Motocross (quella volta lo si chiamava così, adesso si chiama MX), avevo gli stivali della Gaerne, pantaloni e maglia con protezioni della Alpinestars, rossi come la moto con le finiture bianche e verdi, i colori della bandiera italiana. Mia madre mi aveva cucito gli stemmi Cagiva e si stava raccomandando (come ogni volta che salivo sulle moto) di andare piano perché era pericoloso, io pensavo ai salti, alle impennate, ai sentieri sterrati che avrei percorso e non badavo molto alle sue raccomandazioni. La rassicurai che sarei stato attento e le dissi di non preoccuparsi. Lei era un po' meno appassionata di mio Padre, ma capiva che era nel mio sangue.
Sarei stato attento comunque, avevo Michelle in testa e non era il momento di farsi male, ma la passione era tanta.
Scesi al garage, presi la Cagova WMX, la portai a mano per circa 40 metri fino al sentiero che portava ai boschi e al fuoristrada, poi la misi in moto e mi diressi sparato verso il divertimento puro. In realtà non potevo portala nemmeno fuoristrada perché non era targata, era da competizione e poteva girare solo sulle piste autorizzate e omologate ma stavo alla larga dalle strade e dai sentieri destinati alle passeggiate, i Carabinieri sapevano ma mi conoscevano e sapevano che non mettevo in pericolo nessuno. Quella volta era tutto un po meno rigido e anche le forze dell'ordine usavano un po di buonsenso.
Dalle 9:00 del mattino rientrai alle 12:30, avevo percorso non so quanti chilometri, tra sassi, fango, alberi, salite impossibili e discese da brivido, la ruota anteriore era quasi sempre sollevata da terra e quella posteriore era sempre in derapata. Era bellissimo e quella Cagiva WMX era meravigliosa. Aveva delle sospensioni favolose, il motore corto ma potente. L'avevo trovata usata da un signore di circa 35 anni che l'aveva comprata per sfizio, ma era caduto ed aveva avuto paura, me la aveva svenduta a un prezzo bassissimo pur di liberarsene. Le Moto non sono per tutti. Per me era stato un affarone, la moto era una delle più tecnologiche del momento.
Si guidava benissimo in ogni situazione, era leggera, maneggevole, la sella e il telaio alto, ma aveva il baricentro relativamente basso ed gli facevo fare tutto quello che volevo.
La SXT era una enduro stradale, veloce e sicura in strada e poteva anche fare bene in fuoristrada, le moto erano molto diverse, ma entrambe erano favolose.

Quando arrivai a casa mia madre aveva già il pranzo in tavola e io mi ero divertito come un pazzo.
Decisi che il pomeriggio sarei andato in piscina con la WMX, passando fuoristrada.

A pranzo decisi di chiederlo a mio Padre, che il mattino aveva visto Nardo, il barista del Rifugio del monte Eremo e aveva saputo che la sera ero stato con Michelle, lui ridacchiava, non sapeva ancora che la belga era la figlia di Elena e io mi guardai bene dal dirglielo.
Ma in quel preciso momento squillo il telefono di casa, mio Padre si alzo ed andò a rispondere, solitamente le telefonate erano tutte per lui. Appena alzò la cornetta con la sua voce gentile e cortese disse: "Pronto? Sono Natale, chi parla?"
Le parole che seguirono mi fecero piombare nel solito imbarazzo.
Al di la della linea telefonica c'era Elena che chiamava dal Bar di Sotto.
"Ciao Natalino, sono Elena, di Bruxelles, spero che ti ricordi di me, ci siamo visti anche pochi anni fa. Scusami per il disturbo ma sono qui a Villagrande in vacanza con la mia famiglia e volevo salutare te e Liliana".
Io sentivo la voce di Elena nella cornetta ma facevo finta di non ascoltare.
Mio Padre Natale ricordava bene quella ragazza e i suoi genitori che aveva aiutato quando era ancora molto giovane.
Le rispose: "Elena, come potrei non ricordarmi di te e dei tuoi genitori? Che piacere sentirti e soprattutto che piacere sapere che sei a Villagrande. E' bello sapere che questo piccolo paese rimane nel cuore di brave persone come te. Come state? Se non sbaglio qualche anno fa ti incontrai con tuo marito e mi raccontasti che hai due figlie che dovrebbero avere, più o meno, l'età di mio figlio Emanuele, ci sono anche loro con te e tuo marito?". Mio padre aveva capito, Nardo gli aveva parlato di Michelle, che era con me all'Eremo, una bellissima ragazza Belga, e chi poteva essere se non una delle figlie di Elena?
Elena Rispose: "Si, Natalino, quest'anno ci sono le mie figlie e ho conosciuto molto bene Emanuele, è la tua copia esatta di quando eri ragazzo. E bravo e bello come te e Michelle, la mia figlia più grande, si è innamorata di lui fin dal primo giorno che la visto sul tetto, stava montando l'antenna per conto di Efrem. Michelle compie sedici anni a ottobre e un tipo come Lele, mi ha chiesto di chiamarlo così, non è un ragazzo che passa inosservato. Michelle non fa altro che parlare di lui. Non l'ho mai vista così. Ma non mi meraviglio, tuo figlio è un ragazzo davvero eccezionale, è molto popolare in paese e lei è anche piuttosto gelosa. Parla con lei in francese, lavora con Efrem ed è molto responsabile perché mi ha chiesto il permesso per farla salire su quella bellissima moto. So che tu lo pretendi. Non hai idea di quanto mi ricorda te quando lo vedo, quando lo sento parlare, e capisco anche da chi abbia preso la passione per le motociclette".
Mio Padre sorrideva, Elena era una ragazzina quando partirono per il Belgio, ma se Michelle era bella come la madre, e Nardo gli aveva detto che era bellissima, doveva essere davvero molto bella ed era orgoglioso di me mentre Elena gli parlava.
Le rispose: "Questo mi fa davvero piacere. Pensa quando può essere strana la vita, stamattina ho incontrato Nardo del Monte, mi ha detto che ieri sera mio figlio Lele era al rifugio dell'Eremo con una bellissima ragazza belga. Mi chiedevo chi potesse essere e adesso so che è tua figlia. Sono davvero molto contento. Si, la passione per le moto la presa da me, ma sta tranquilla, io so bene quanto sia bravo a pilotare le sue moto e lui sa che quando ha qualcuno in sella con lui deve stare molto attento. Comunque avevo notato che aveva qualcosa in testa perché l'ho visto strano questi giorni. E adesso capisco, Nardo mi ha detto che tua figlia è bellissima e sono sicuro che anche lui è molto innamorato. Sono davvero contento per lui e anche per Michelle. Lele fa il burbero, ma è un ragazzo buono. Non gli ho chiesto io di passare l'estate lavorando con Efrem, ma ha lui piace molto e si sente indipendente, non dovrei dirlo perché è a tavola e mi sta ascoltando, ma sono orgoglioso di lui.
Senti Elena, vorrei invitarvi a cena fuori in un bel ristorante, magari a Rimini, a te e alla tua famiglia, vi andrebbe di trascorrere una serata tutti insieme? Mi farebbe molto piacere se accettaste. Magari non stasera, non voglio rovinare il Sabato a quel pazzoide di mio figlio, immagino vorrà stare con Michelle, ma lunedì o martedì si potrebbe fare, che ne pensi? Farebbe tanto piacere anche a Liliana".
Elena era sempre più contenta, quell'uomo che tanti anni prima aveva aiutato i suoi genitori era sempre lo stesso gentiluomo di un tempo.
Gli rispose: "Natale, sarebbe un grande onore e accettiamo con molto piacere, ma visto che hai già fatto tanto per me, per mio Padre e per mia Madre, la cena la offriamo noi. Martedì andrà benissimo. Tu sei sempre il gentiluomo che conoscevo, ma la cena la offriamo noi. Almeno questo".
Mii padre le sorrise e le disse: "Elena, qui siamo a Villagrande e siete miei ospiti. La cena la offro io. Passa con tuo marito qui al bar di mio fratello Edo domani sera, cosi ci mettiamo d'accordo per Martedì. Nel frattempo salutami tuo marito e le tue figlie e di a Michelle di avere pazienza se Lele avvolte è un po esuberante. E il suo modo per nascondere la sua timidezza."
Elena si mise a ridere e rispose: "Eri così anche tu quando avevi la sua età, io ero una bambina, ma mi ricordo benissimo, anche se erano tempi molto più duri . Ci vediamo al bar di Edo domani sera, lascio le mie figlie al bar di sotto, non voglio mettere in imbarazzo Emanuele. Con lui ci vediamo oggi, Michelle lo vede in piscina a Santa Rita, ci saremo anche noi. Salutami Liliana e digli che non vedo l'ora di rivederla. E' stato un piacere immenso sentirti. a domani.
Mio Padre rispose: "Il piacere è sempre nostro, a domani sera".

Appena chiuse la telefonata mi guardò e si mise a ridere: "Adesso capisco perché l'altra sera giravi per Villagrande come un fantasma, e Nardo stamattina me lo ha confermato. E adesso capisco chi è la bellissima ragazza belga, è la figlia di Elena. E se è bella come la madre deve essere davvero uno schianto. Comportati bene con lei, come con tutte le donne che incontrerai nel corso della vita. Sono molto contento per te e per lei".
Poi si mise a parlare con mia Madre di Elena, di Michelle e della cena di Martedì. Mia Madre disse che aveva capito già da qualche giorno che aveva qualcosa in testa, le Mamme sono così. Sanno gli affari tuoi ancora prima che li sai tu.
Mentre ridacchiavano tra loro alle mie spalle, chiesi a mio padre il permesso di andare in piscina con la Cagiva WMX, lui mi rispose che andava bene ma che dovevo passare fuoristrada e che dovevo parcheggiare nel campo del suo amico Gaspare, a fianco della piscina di Santa Rita, campo incolto, impervio e roccioso dove avevo tracciato una specie di pista da cross, e dove andavo spesso ad allenarmi. Si raccomandò di non esagerare nel correre fuoristrada, io finalmente avevo finito di mangiare e sparii tra le risa dei miei genitori. "Ero innamorato, finalmente" e l'oro mi prendevano in giro come faceva Efrem.
Mi sdraiai sul letto per riposarmi un pochino, erano giorni bellissimi, ma anche un tantino stressanti, chi arrivava mi prendeva per il culo. Era solo il loro modo di volermi bene.
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Alle 14;40 partii con la Cagiva 125 WMX per andare in piscina a Santa Rita, dove mi aspettava Michelle, famiglia, ed ero più che sicuro che avrei trovato anche buona parte degli amici e delle amiche, Villagrandesi o Turisti.
Feci il giro dietro il Montone, nel tratturo sotto il Parco, praticamente allungai la strada del triplo per arrivare in piscina senza attraversare o percorrere strade asfaltate. Arrivai al Campo di Gaspare, mi fermai all'ingresso e guardai la piscina. Come avevo immaginato erano tutti li, qualcuno sonnecchiava e qualcuno sguazzava nella piscina all'aperto. Io avevo la stessa divisa del mattino, avevo tracciato una piccola pista in quel campo incolto con il permesso e l'aiuto del proprietario, era molto amico di mio Padre. Decisi di dare una svegliata ai sonnecchianti. Dalla piscina mi avrebbero visto e sentito bene perchè la Cagiva 125 WMX non era proprio silenziosa come la SXT.
Michelle non aveva ancora visto quella moto ma ero quasi sicuro che immaginasse che fossi io.
Facevo volare quella moto da una roccia all'altra, le curve le facevo tutte con la ruota posteriore in derapata e nelle poche e corte dirette tenevo la ruota anteriore sempre in impennata. I bagnanti e sonnecchianti si avvicinavano alla recinzione per guardarmi fare quei numeri e stavo dando un vero spettacolo. In prima fila c'era Michelle con tutta la famiglia Delattre. La ragazza mi aveva riconosciuto o qualche amico gli aveva detto che ero io, perché la vedevo gridare ma non capivo cosa dicesse. Probabilmente mi gridava: "Ma sei pazzo? Vai piano con quella belva di moto".

Dopo quattro giri finalmente mi fermai, anche se mi stavo davvero divertendo, in fondo alla recinzione della piscina. Appoggiai la WMX al palo che avevo predisposto (non aveva cavalletto) e lo spettacolo finì.
Gli spettatori si ritirarono chi maledicendomi per in chiasso chi osannandomi come un grande campione.
La famiglia Delattre mi raggiunse mentre stavo togliendo lo zainetto dalle spalle che conteneva asciugamano, costume un paio di mutande e una maglietta asciutte. Naturalmente niente ciabatte, erano da donnette,
Appena tolsi il casco e gli occhiali da cross azzurrati Michelle mi gridò: "Ma allora sei completamente pazzo, Possibile che non hai paura di cadere e di farti male? Mi hai fatto venire la pelle d'oca".
Le risposi: "Buongiorno Michelle, qui è facile, la pista è battuta e a parte qualche roccia pericolosa si gira bene. Avresti dovuto vedermi stamattina nei boschi, li si che è difficile. Per quanto riguarda la paura, se ne avessi, non potrei fare queste cose. E' la paura che deconcentra i piloti e che li fa cadere. L'importante è rimanere entro determinati limiti e avere sangue freddo. Il campo e di un grande amico di mio Padre, mi ha dato il permesso di girarci e addirittura mi ha aiutato con il trattore a tracciare la pista e a creare i salti. Qui sono perfettamente in regola. Non è la prima volta che giro qui, sono sicuro di quello che faccio e non ho rischiato niente. Stai tranquilla, non ho alcuna intenzione di farmi male adesso che sei a Villagrande. Inoltre se hai notato la velocità fuoristrada e relativa, anche se cadessi probabilmente con la divisa e le protezioni non mi farei niente. Nonostante quello che puo sembrare è più pericoloso girare in strada con la SXT, a parte che la velocità massima è superiore, il rischio è che sei in strada e anche se tu non sbagli possono sbagliare gli altri e farti cadere. Ma se hai notato, in strada con la Cagiva 125 SXT, specialmente se ho qualcuno in sella con me, vado tranquillo. Se sono da solo qualche numero lo faccio ma sempre con la massima concentrazione e sicurezza.
La Madre Elena mi guardava come se fossi un Supereroe, aveva capito che guidavo veloce ma che ero anche responsabile.
Mi disse: "Ogni volta che ti vedo mi meraviglio sempre di più, Non immaginavo che sapessi pilotare anche in fuoristrada e con tanta maestria. In Belgio le moto sono rare e comunque io non ho mai visto nessuno che sa fare quello che fai tu. Ma sono tranquilla, sei il figlio di Natalino.
A proposito, come saprai oggi ho chiamato a casa tua per salutare i tuoi genitori, volevo invitarli a cena ma Natale è sempre il grande signore che è sempre stato ci ha invitati lui a cena. Ci andremo Martedì sera tutti insieme, ho tanta voglia di rivedere anche tua Madre Liliana. Spero di non averti messo in imbarazzo Lele, ma tu non puoi immaginare quanto a fatto tuo Padre per me e i miei genitori.
Vorrei chiederti una cosa Lele, da come guidi quella moto altissima si direbbe che guidi da tanto tempo, ma hai solo 16 anni. Da quanti anni guidi le moto?".
Le risposi con discreta serenità: "La passione lo avuta fin da bambino, quando guardavo con mio Padre le corse in moto, il grande Giacomo Agostini sulla sua MV Agusta e anche le gare di Fuori Strada. A dodici anni mio Padre mi compro una vecchia Fantic Motor 50 Caballero. Non avevo l'età per guidarla e mi portava tutti i sabati al nostro campo "Fonte dei Pianelli", mi insegnava a guidarla e prendere sicurezza. Mia Madre Liliana non era molto contenta, ma si fidava molto dell'istinto di mio Padre.
Poi compii quattordici anni e finalmente potevo guidare moto da 50 cc, mio Padre Natale mi regalo una Aprilia 50 RC da regolarità. Presi la Licenza Agonistica "Under 16" della Federazione Motociclistica Italiana e ogni tanto nei fine settimana mio Padre mi portava a correre il Campionato Regionale Marche. Ero bravo, non potevo andare a tutte le gare, ma quando ci andavamo vincevo. Inoltre usavo quella moto tutti i giorni e ci andavo ovunque. Lo scorso anno, con il frutto del mio lavoro estivo, acquistai la Cagiva 125 WMX, questa, era usata ma praticamente nuova e quest'anno ho corso già tre gare del Campionato Regionale Marche di Moto Cross sempre accompagnato da mio Padre.  A ottobre correrò il Trofeo Cagiva. Con questa ho corso con piloti molto più grandi di me ma ho sempre fatto ottimi risultati.
L'altra moto, la Cagiva 125 SXT, quella con cui ho portato fuori ieri sera Michele, me la ha regalata mio Padre per il mio sedicesimo compleanno. Quella costa davvero molti soldi e non sarei riuscito a comprala con il solo lavoro estivo. Ho preso la Patente di categoria "A" ed è stato il regalo più bello che mio Padre poteva farmi. Praticamente sono quattro anni che corro sulle moto".
Elena era estasiata dalle mie parole e capiva quanto rispetto e quanto amore nutrivo per mio Padre.
Mi disse: "Sei molto legato a tuo Padre vero? D'altronde siete uguali."
Le risposi seriamente: "Si Elena, sono molto legato a mio Padre, ma sono molto legato anche a mia Madre, all'inizio per lei non è stato facile, aveva paura che mi facessi male, non conosce le moto come mio Padre, ma mi ha sempre permesso di seguire la mia passione. Ma non deve pensare che sono come mio Padre, lui è una persona davvero molto speciale, ha fatto tanto per il Paese che amo, per tutti gli abitanti e per il turismo, ha una mentalità aperta e positiva, io non credo che sarò mai alla sua altezza".
Lei mi rispose: "Tu sei modesto e questo ti fa onore, ma sei unico come tuo Padre e tua Madre. Dai, vieni dentro, Michelle ti ha lasciato libera una sdraio accanto alla sua".
Intervenne Michelle: "Voi raggiungete le sdraio, io gli vado incontro all'ingresso della piscina".
Elena e la famiglia si allontanarono e Michelle mi disse: "Dai, pazzo da legare, ti aspetto negli spogliatoi" e si diresse verso l'ingresso.

Ci incontrammo nel corridoio degli spogliatoi, Michelle mi abbracciò stretta e senza rendercene conto ci ritrovammo con le lingue che si contorcevano dentro le nostre rispettive bocche. Io ero vestito che potevo sembrare un astronauta oppure un Arlecchino, lei aveva un bikini nero che la rendeva ancora più sexy e risaltava la sua carnagione chiara e morbida. Sentivo il profumo della crema solare sulla sua pelle. Lasciai cadere lo zainetto e la strinsi forte. Sentii un forte spasmo all'uccello, completamente involontario, il testosterone non perdona a quella età.
In quel corridoio passava parecchia gente e io ero imbarazzato, ma Michelle mi disse; "Io ti amo, matto di un italiano. Mi hai fatto prendere una paura pazzesca, non potevo immaginare che con una moto si potessero fare cose simili ma tu sei davvero bravo. Ti ho sognato questa notte e ho pensato a te tutta la mattina, e volevo venire a cercarti per i boschi ma mia Mamma mi ha detto che qui i boschi sono molto estesi e non ti avrei trovato mai. Adesso ho visto la tua abilità nel pilotare le moto e sono più tranquilla" e poi continuo sorridendo felice: "Sento qualcosa premere sul mio costume, è una delle protezioni dei pantaloni?"
Io mi resi conto che avevo l'uccello duro e cambiai colore dall'imbarazzo. Tanto ero nero come il carbone e non si notava molto.
Trovai la forza di risponderle: "Scusami Michelle, non ci sono protezioni in quel punto dei pantaloni, ma con quel costume sei meravigliosamente sexy come non ho mai visto nessuna e io sono un maschietto. E' normale che mi succeda. Sono tutto sudato, ho ancora l'adrenalina in circolazione nel corpo, credo che succederebbe a chiunque, ....ti prego, .... non farti una idea sbagliata, ma sei eccitantissima, è anche colpa tua se mi succede".
Lei si mise a ridere e mi disse: "Lele, non devi essere imbarazzato. Anche io provo le stesse sensazioni ogni volta che mi sfiori. E sono davvero felice che sei attratto anche tu da me come io lo sono da te. E' la prima volta che mi sento così e sei tu a farmi provare queste sensazioni".
Le risposi quasi balbettando in francese: "Michelle, aspettami qui, vado in cabina a farmi una doccia fredda, nella speranza che le mie parti intime si rilassino, mi metto il costume e raggiungiamo gli altri. Ci vorranno solo cinque minuti, spero".
Mi chiusi a chiave nella cabina mentre lei attendeva trepidante fuori. Ogni minuto mi chiedeva se andasse tutto bene e le rispondevo: "Michelle, se continui a chiedermelo questo non si abbassa più!". Lei rideva da morire.
Finalmente uscii in costume senza gonfiori strani e ci avviammo mano nella mano alle sdraio.
Sfilammo davanti agli amici, come due innamorati ed in fondo lo eravamo.
Michelle era un vero spettacolo della natura, io ero nero, magro, sicuramente non ero bello come Michelle e mi chiedevo come ci giudicassero gli altri. Mi facevo coraggio perché, che io ricordi, ero più alto di tutti i miei coetanei e anche di quelli più grandicelli.
Lei non si faceva nessun problema, non era altissima ma aveva un fisico da paura, ma quello che amavo di lei era che non gli fregava niente di quello che pensavano gli altri. Era innamorata di me e mi teneva ben stretta la mano.
Arrivammo finalmente alle sdraio, erano a poca distanza da quelle di Elena e del Marito Alain, Michelle le aveva messe attaccate e sembrava una unica sdraio matrimoniale.
Elena mi disse: "Lele, hai una abbronzatura bellissima, hai la classica carnagione mediterraneo. Sei il classico Italiano dal fascino disarmante. Come hai fatto ad abbronzarti così con il poco tempo libero che hai?
Mi sentii lusingato, quella donna sapeva metterti a tuo agio in ogni situazione.
Le risposi: "Beh! Spesso quando sono sui tetti e non c'è nessuno in casa lavoro in pantaloncini corti, con la schiena nuda e, se necessario, l'imbracatura di sicurezza.
Ma sono scuro di carnagione dalla nascita, anche d'inverno. Pensa che mia Madre Liliana quando ero bambino e mi vedeva magro e nero mi portava dal pediatra perché aveva paura che fossi troppo magro e nero. Il pediatra le diceva che avevo una salute perfetta e che il mio corpo produceva tanta melanina che mi abbronzava ma mi proteggeva dai raggi solari senza pericoli per la mia pelle.
Lei voleva che il medico mi desse cure ricostituenti, ma lui le rispondeva che il mio metabolismo era perfetto e che avevo più salute di tutti i miei amici".
Elena mi disse: "Che sei sano e forte lo si vede benissimo. Non credo che ci sia fra i tuoi amici qualcuno che sappia pilotare le moto come fai tu e da quello che ho visto oggi ci vuole tanta forza fisica per tenere a bada una moto in quel terreno e in quei salti. E a occhio e croce sei anche il più alto tra i tuoi amici".
Le risposi: "Elena, tu sei una donna davvero gentile, è vero, ci vuole anche un po di forza fisica, ma è più una questione di equilibrio, di abilità e di sicurezza. Ma soprattutto ci vuole un tantino di coraggio e di sangue freddo. La paura è molto pericolosa, non dico che bisogna essere incoscienti, bisogna conoscere determinati limiti e non superarli mai.
Mio Padre dice che ho una predisposizione naturale nel portare le moto e forse ha ragione".
Lei mi sorrise: "Dai, sdraiatevi o mia figlia diventa gelosa anche di me".
Michelle arrossì, ma non era il tipo da imbarazzarsi facilmente, le rispose: "Si Mamma, sono gelosa, non di te, ma guai a chi lo tocca. Lo hai detto tu che per metà sono italiana ed è risaputo che gli italiani sono passionali. Lele mi fa sentire molto passionale" poi si rivolse a me "Dai, sdraiamoci, e lascia perdere le chiacchere di mia Madre, quando comincia non la finisce più".
Elena si mise a ridere, vedeva la figlia talmente presa da quel giovane italiano (io) ed era molto contenta.
Il Padre Alain non era un gran chiaccherone, stava tranquillo a sentire e non interveniva mai, ma cominciava a starmi simpatico anche lui.

Co sdraiammo, su un fianco, l'uno con lo sguardo negli occhi dell'altra.
Ricominciammo a parlare tra noi, sottovoce, eravamo vicinissimi sulla sdraio "matrimoniale".
Con me Michelle era dolcissima, cercava di parlare lentamente per farmi capire, io non capivo ogni parola ma i suoi occhi chiari mi permettevano di leggerle dentro l'anima e lei leggeva dentro la mia quando dicevo qualche strafalcione in francese.
Le chiesi: "Michelle, scusami, ma io sono un tantino ignorante e conosco solo le cose tecniche, non so che cosa è un Igienista Naturopata. E da quando me lo hai detto che ci penso".
Lei si mise a ridere e mi rispose che era un operatore sanitario che si occupa del benessere senza usare farmaci ma solo prodotti naturali.
Io non avevo capito bene nonostante la sua spiegazione, avevo capito solo che non serviva l'Università ma una specie di specializzazione che si prende presso scuole generalmente private.
Poi continuo: "Tu fai molto bene a voler diventare un Ingegnere Meccanico, dalla passione che hai per i motori e per la tecnologia si capisce che sei portato per quel settore e credo davvero che un giorno realizzerai il tuo sogno di progettare la tua moto personale.
C'è una cosa che vorrei chiederti, la ragazza con cui sei uscito la sera che ci siamo conosciuti al bar, era davvero solo una amica? I tuoi amici hanno detto a mia sorella eravate fidanzati e che lei si chiama Sabrina, ma alcune delle tue amiche gli hanno detto che siete stati solo buoni amici".

Mi si gelo il sangue nelle vene, ero sicuro anche di chi potesse essere stato a dire a Ingrid di Sabrina, l'unico deficiente che bazzigava la mia compagnia di amici ed amiche. Ma adesso il problema era rispondere.
Decisi di dirle le cose come erano andate: "Michelle, non so cosa abbiano detto a Ingrid, so che tra i miei amici non tutti sono leali e uno in particolare a sempre è sempre stato un po scorretto con me. Ho frequentato Sabrina per circa dieci sere, ma non c'è stato niente di importante. E' una ragazza molto bella, abbiamo trascorso qualche ora insieme la sera, ma è una ragazza molto cattolica, molto riservata. Non è mai salita sulla mia moto, era a Villagrande in vacanza con la nonna che odiava le moto, abbiamo passeggiato qualche sera per il paese e siamo diventati buoni amici e sottolineo solo buoni amici. Sapevo che lei non voleva andare oltre e io non ho mai preteso niente da lei. Non mi è mai successo con lei quello che mi è successo con te negli spogliatoi. Ora, io non posso convincerti a credermi, ma ormai dovresti avere capito quello che provo per te. Le mie amiche e i miei amici sanno che non sono un cattivo ragazzo e che rispetto le ragazze. Io non vengo quasi mai in piscina il sabato pomeriggio, non so nuotare e non ho intenzione di imparare per il momento. Solitamente sto fuori tutta la giornata con le moto. Oggi sono qui perché ci sei tu, solo per te. Perché con te sto bene anche in piscina. Ma sei tu che devi decidere se credermi o non credermi".

Mi guardò dritto negli occhi e mi penetro dritto nel cuore.

Poi mi disse: "Ti credo e comunque non ho alcun diritto di sapere quello che hai fatto o non fatto prima che ci conoscessimo. Quello che conta è che sei con me adesso. Scusami, è una cosa che non dovevo chiederti, adesso dammi un bacio".

I suoi genitori erano a pochi metri, ma sonnecchiavano sotto il sole, la baciai sulle labbra, ma lei mi infilo la lingua in bocca, li di fronte a tutti. Fortunatamente se ne rese conto e duro poco altrimenti avrei avuto altri problemi all'uccello.
Le dissi sorridendo: "Michelle, sai cosa mi succede quando mi baci, cerchiamo di stare tranquilli. Non farei una gran figura con un bozzo nel costume da bagno".
Lei scoppio a ridere e mi rispose: "Scusami, non ci avevo pensato, so che sono possessiva, ma mi succede solo con te. Sono felice che sei venuto in piscina e che lo hai fatto solo per me. So che ci conosciamo solo da pochi giorni ma io sento di amarti profondamente".
Le risposi con sincerità, quella che si ha solo a quella età: "Ti amo anche io Michelle. E amo solo te".

Eravamo in mezzo a un mucchio di persone, la gente sguazzava in piscina, gridava, rideva, piangeva, ma noi eravamo su un altro pianeta, o su una isola sperduta nell'Oceano Pacifico, anzi, eravamo in mezzo a un bosco alpino (non sono un amante dell'acqua), ed eravamo solo io e lei.
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