Che fare con Cassandra? - Capitan Kappa

Capitan Kappa
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Progetto: Emanuele Mazzocchetti
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Nel bene o nel male, il Capitano è sempre il Capitano.
1994 - Viaggio Nucleare
Separatore
Il dilemma, che fare con Cassandra?
Asse, Schacht II
Sabato 18 Giugno 1994, ore 21;00. Montecopiolo, Garage Famiglia Mazzocchetti

Stavo installando i telai laterali per le borse in alluminio bianche sulla Cagiva 750 Elefant Lucky Explorer, i telai originali della Givi erano poco stabili e li avevo fatti fare su mio progetto in tubolare di alluminio saldato per la 900 ed andavano perfetti anche sulla 750. All'epoca quei telai mi erano costati quasi più delle valigie stesse, ma si smontavano in pochi minuti non imbruttivano il posteriore della moto. Il telaietto originale della Cagiva per il bauletto era perfetto cosi come era.

Sapevo che dovevo chiamare Kay, glielo avevo promesso, ma non sapevo cosa fare con lei. Dieci anni prima quando era partita le avevo detto che sarei andato a trovarla e che ci saremmo frequentati, ma non lo avevo fatto e non avevo risposto ne alle sue chiamate ne alle sue lettere.
Lei pensava che lo avessi fatto perché avevo in mente altre ragazze, ma il motivo era ben diverso.
La realtà era che avevo avuto paura di soffrire, a Villagrande dieci anni prima ero molto popolare ed ero nel mio ambiente naturale, ma se fossi andato da lei, a Torre Pedrera o a Rimini, dove di bulletti come me ce ne erano tanti, sarei stato in grado di reggere il confronto con i locali? Io ero un bulletto di montagna, ero Marchigiano e a Rimini, la città di mare per eccellenza, non eravamo molto ben visti.
Avevo avuto paura di deluderla e che avrebbe potuto scegliere di rimandarmi fra i miei monti.
Naturalmente era stato solo un pensiero che si era insinuato nella mia giovane mente diciassettenne, ma avevo scelto di sopprimere quell'amore che avevo provato per lei, anche se ne avevo sofferto moltissimo. E avevo fatto soffrire anche lei che aveva continuato a cercarmi per vari mesi.

Adesso i problemi erano altri, lei aveva un figlio, era stata sposata, aveva divorziato e mi aveva fatto capire, anzi me lo aveva detto due sere prima al telefono, che non mi aveva mai dimenticato.
Ma cosa avrebbe comportato il fatto che adesso aveva una vita sua, una famiglia sua, un figlio suo?
Avevo memorizzato sul cellulare il numero dal quale mi aveva chiamato due sere prima, ma chi avrebbe risposto se avessi chiamato? Aveva detto che dopo la separazione dal marito era tornata dalla madre, avrebbe risposto la Madre? Oppure il Padre? O addirittura il figlioletto di sei anni?
E come mi sarei presentato se non avesse risposto lei, ma qualcuno della sua famiglia? Avrei detto che ero un vecchio amico? Un fidanzatino di dieci anni prima?
Avevo tanti dubbi mentre armeggiavo intorno alla moto, ma sapevo che dovevo chiamare.

Decisi di chiamarla, ma che se non avessi riconosciuto la sua voce sensuale avrei immediatamente chiuso la chiamata.

Cercai nella rubrica dello Startac, trovai il suo nome e pigiai sul tasto di chiamata.

Il telefono fece uno squillo e sentii dire: "Dimmi che sei tu, ti prego".
Riconobbi immediatamente la sua voce, sorrisi e le risposi con un'altra domanda: "Io chi? Quante chiamate di ragazzi stai aspettando?"
e lei: "Lele, se non chiamavi entro un quarto d'ora sarei partita in con il mio macinino e sarei arrivata fino a Villagrande. Scherzo, ma è da un'ora che sono attaccata al telefono. Stronzetto, io non ho nessuno che mi cerca. Adesso che sento la tua voce sto molto meglio e sono più serena. Come stai? Dove sei? E soprattutto, con chi sei?"
Le dissi: "Kay, sono appena passate le 21;00, sto bene, sono nel garage e, soprattutto, sono solo, anzi sono con quattro moto e una macchina. Io ero incerto se chiamarti perché hai detto che sei tornata da tua Madre ed avevo paura che rispondesse lei, o tuo Padre, o addirittura il tuo bambino. Come mi sarei presentato? Se non avessi riconosciuto la tua voce avrei chiuso la telefonata senza dire una parola. E non sono io il bellissimo, anzi, io sono bruttarello, sei tu la bellissima che può avere tutti gli uomini che vuole. Comunque, è sempre bellissimo sentire la tua voce."
La sentivo sorridere di felicità e mi rispose: "E' vero, ti ho detto che sono tornata da mia madre, ma da qualche mese si è liberato l'appartamento sopra quello dei miei, adesso sono on affitto sopra di loro, mi aiutano con il bambino di giorno quando lavoro, ma a questo numero rispondo solo io quindi puoi chiamare sempre. E non dire stupidaggini, sei bellissimo, e so che hai tante ragazze di Villagrande e probabilmente da tutta Europa che ti ronzano intorno, come so che al momento non stai con nessuna. Dopo dieci anni, ieri sera ho chiamato Maria, che è rimasta molto sorpresa, ma che finalmente mi ha detto la verità sul perché non sei mai venuto da me quella fine estate del 1984. Dieci anni, dieci anni ci sono voluti per sapere perché eri sparito. E sei stato uno sciocco, perché Maria mi ha finalmente confessato che anche tu hai sofferto come me. Poi mi ha detto che per hai cominciato a correre in moto le gare, che correvi il campionato regionale Marche nella categoria Under 18, poi il diploma, poi l'Università, mentre continuavi a pilotare fuoristrada come pilota professionista, e non voglio nemmeno pensare a quante ragazze hai rubato il cuore lì. Ma quello che mi importa ora è solo una cosa, che sei qui al telefono con me e questo mi rende felice".
Asse, Schacht II
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